La verità su Pablo Picasso
“…Il pubblico ha finito di cercare nell’arte consolazione e miglioramenti spirituali, ma gli straraffinati, i ricchi, gli oziosi, che da ogni sapienza sogliono trarre l’estrema conclusione, in essa cercano il nuovo, l’inusuale, lo sbalorditivo.
Io stesso, dal cubismo in poi, ed oltre, ho accontentato codesti amatori e critici con le varie bizzarrie che mi attraversavano il cervello. E meno mi capivano e più mi ammiravano. Divertendomi, con questo giochetto, con questi scherzi, con questi rompicapi, ghirigori e indovinelli sono diventato celebre, e molto presto.
Celebrità significa, per un pittore, vendite, guadagni, patrimonio, ricchezza.
Oggi io sono celebre e ricco. Ma quando sono solo con me stesso, non ho il coraggio di ritenermi un artista nel grande e dignitoso senso della parola. Grandi artisti furono Giotto, Tiziano, Rembrandt, Goya….
Io sono soltanto un pagliaccio pubblico, che comprende il suo tempo e che ha sfruttato con ogni possibilità l’idiozia, l’avidità e la vanità dei propri contemporanei.
Certo la mia confessione è amara e più dolorosa di quanto sembri, ma ha il merito di essere sincera”
Pablo Picasso
(dal Giornale di Sicilia, n. 165 del 12/07/1952, Quadri e statue alla XXVI Biennale di Gino Cucchetti)
Ho sempre pensato che le opere di Picasso (almeno quelle dell’ultimo periodo) fossero brutte e senza alcun senso, e lo penso tuttora. Mi stupiva però sapere anche che questo famoso pittore, nel suo primo periodo artistico, era in grado di realizzare opere d’arte veramente pregevoli. Non mi spiegavo quindi l’incongruenza tra le sue prime opere e le successive.
Poi casualmente mi sono imbattuta in questo suo scritto che finalmente mi ha illuminato la mente e mi ha consentito di trovare una spiegazione alle mie perplessità. La verità è che ha preso in giro tutti! (…”quasi” tutti, diciamo…)
Sono felice che Picasso abbia avuto il coraggio di fare questa confessione, perché in questo modo ha riscattato definitivamente la bellezza e la grandezza dell’Arte, quella vera!